a cura delle volontarie della Pro loco di Oristano
La Candelora
L'organizzazione della giostra impiega cavalieri e Gremi per buona parte dell'anno, ma è il 2 febbraio, festività della Candelora, il primo atto ufficiale in vista dell'evento.
Durante questa giornata il presidente del Gremio, accompagnato dalle massime cariche del Gremio stesso, si reca a casa del Componidori prescelto e gli consegna il cero benedetto, comunicando così in forma ufficiale a tutta la città il nome di colui che avrà l'onore di guidare la manifestazione.
La sera della candelora viene organizzata una grande festa durante la quale il suono dell'organetto unisce tutti i partecipanti e li coinvolge nel ritmo dei passi del tradizionale ballo sardo.
Il Bando
L'avviso della corsa viene dato nella mattina della domenica di quinquagesima, e del martedì successivo, partendo dalla piazza Eleonora, la piazza antistante il Palazzo di Città.
Il banditore, scortato da alfieri recanti le insegne della città e accompagnato da tamburini e trombettieri, arriva nella piazza Eleonora e da lettura dell'annuncio dell'imminente corsa.
Su Bandidori rende note le volontà dell'autorità civica, l'orario d'inizio della gara e i premi riservati ai cavalieri vincitori che, secondo l'antica costumanza, dovranno cimentarsi nelle prove di abilità con la spada e la lancia, si comunica inoltre la disposizione affinché tutti i cavalieri partecipanti siano sottoposti al comando e all'ordine de “su Mastru Componidori”, ovvero del capocorsa già nominato.
A partire da questo momento tutti gli atti salienti della corsa saranno scanditi dai ritmi dei tamburi e dagli squilli di tromba.
La Vestizione
Il cavaliere prescelto si presenta nella sede della vestizione, accompagnato dai tamburini e trombettieri, vestito con una maglietta bianca, calzoni corti di pelle aderenti e con stivali anch'essi di pelle.
Accompagnato dal suono delle launeddas sale su un tavolo (sa mesita) vero e proprio altare, posto all'interno della sala, dove abbondano grano e fiori.
Da quel momento, su Componidori non può più toccare terra (non podit ponnî pei in terra).
Qualunque contatto diretto con la Grande Madre deve essere evitato perché egli conservi la purezza necessaria a gareggiare e vincere.
A vestire il Cavaliere ci pensano sas Massajeddas, giovani fanciulle in abito sardo, guidate dalla loro maestra, sa Massaja Manna, mani esperte appartenenti a donne del Gremio.
La vestizione è un vero e proprio rito il cui culmine è il momento in cui viene cucita sul viso del capocorsa la maschera. L'espressione profonda di questa maschera trasforma su Componidori, lo rende inavvicinabile, inarrivabile.
Da quel momento in poi, sino alla fine della corsa, il Cavaliere diventa un "semidio" sceso tra i mortali per dare loro buona fortuna e mandare via gli spiriti maligni.
Alla fine su Componidori, vestito con in capo un cilindro nero, la mantiglia, una camicia ricca di sbuffi e pizzi, il gilet e il cinturone di pelle, sale sul che è stato fatto entrare in una sala disposta a religioso silenzio per non innervosire la bestia, gli viene consegnata sa pipia de maju e, completamente sdraiato sul cavallo, esegue sa remada per passare sotto la porta ed uscire all'esterno, dove lo attendono gli altri cavalieri e una folla plaudente che subito inizia a benedire.
Sfilata del corteo di Eleonora
L'arrivo de su Componidori nella via Duomo, dove si tiene la corsa alla stella, è anticipato da una ricca sfilata di giovani che in costume medievale e rinascimentale accompagnano una ragazza a cavallo che impersona il ruolo di Eleonora d'Arborea, la regina oristanese che sul finire del Trecento ha retto magistralmente e con saggezza le sorti del Giudicato d'Arborea, l'antico regno medievale con capitale Oristano, le cui sorti cessarono nei primi decenni del XV secolo in seguito alla definitiva conquista aragonese della Sardegna.
La Corsa alla stella
Ultimata la vestizione su Componidori, preceduto da un corteo in abito tradizionale sardo, dai membri del gremio e da tamburini e trombettieri, unitamente ai suoi luogotenenti su Segundu Cumponi e su Tertzu Cumponi, si mette alla testa di altri 117 cavalieri mascherati, con cavalli riccamente bardati, e si dirige verso la via Duomo.
Qui, dopo aver benedetto la folla che lo attende, consegna sa pipia de maju a s'Oberaju Majore per ricevere le spade con cui effettuerà la cerimonia dell'incrocio delle spade: al di sotto della stella che è stata appesa sul percorso, per tre volte incrocia la propria spada con quella de su Segundu con evidente valore propiziatorio.
Sarà poi lui stesso a poter tentare per primo la sorte, lanciandosi al galoppo con la spada tesa nel tentativo di infilzare la stella. L'onore sarà concesso poi dapprima ai suoi aiutanti di campo e poi, cavallerescamente, alla pariglia dell'altro Componidori.
Il capo corsa concede via via la spada ad altri cavalieri, in segno di fiducia o di sfida nei confronti della loro abilità. Quanti e quali cavalieri avranno l'onore e l'onere di calcare la pista è sua esclusiva decisione.
Una volta soddisfatto del numero di stelle colte per il proprio gremio e per la città, ritorna sul percorso per restituire le spade a s'Oberaju Majore e ricevere su stocu col quale tenterà ancora una volta di cogliere la Stella.
Potrà concedere di sfidare la fortuna con quest'arma anche ai suoi luogotenenti, dopodiché, con in mano ancora una volta sa pipia de maju, lancerà il cavallo al galoppo e, completamente sdraiato su di esso, benedirà la folla con ampi gesti: è sa remada, con la quale dichiara conclusa la corsa alla stella e al termine della quale il corteo si riunisce per spostarsi nella via Mazzini, lungo la quale si corrono le pariglie.
Le Pariglie
Uscendo lanciati al galoppo dal portico che si apre all'inizio della Via Mazzini, tutti i cavalieri, ad eccezione delle pariglie dei Componidoris (che non possono rischiare di cadere da cavallo compromettendo così la propria sacralità) si esibiscono in spericolate acrobazie in piedi sulla groppa dei propri destrieri, fino a quando le condizioni di luce lo consentono.
È qui che maggiormente vengono evidenziate qualità quali il coraggio, la destrezza e assume primaria importanza la simbiosi uomo-cavallo.
Furono introdotte in seguito, quando iniziò a partecipare alla giostra anche la parte non nobile della popolazione, anticamente esclusa dalla corsa alla stella. Emblematico a questo proposito è il fatto che si corra su un percorso situato all'esterno delle mura giudicali (un tempo acquitrinoso) e quindi più popolare.
La Svestizione
Al termine delle pariglie su Componidori saluta la folla benedicendola ancora una volta supino sul cavallo al galoppo, ora assistito dai suoi luogotenenti che gli tengono le briglie e, ricomposto il corteo, si dirige verso lo stesso luogo dove qualche ora prima si era celebrato il rito della vestizione. Qui, sempre a cavallo, si avvicina al tavolo, scende dalla sella badando a non toccare terra e le Massajeddas provvedono a rimuovere gli abiti che ne fanno un semidio e il cavaliere che, per un giorno, è stato re della città, riceve gli applausi e i brindisi in suo onore coinvolgono tutti i presenti.
Al contrario della vestizione, che è un rito quasi privato a cui è molto difficile accedere, la svestizione, altrettanto emozionante, è in genere aperta a tutti. Si dà mano ai fiaschi di vernaccia e alle zippole, dando inizio ai festeggiamenti che si protrarranno per tutta la notte.
Tutti i cavalieri, tamburini e trombettieri e i componenti del gremio si riuniscono per la ricca cena offerta dal gremio stesso, mentre la folla presente si accalca per le vie del centro storico della città mangiando e bevendo sino a notte fonda.
Sia nella serata della domenica che in quella del martedì vengono inoltre organizzati degli spettacoli musicali nelle principali piazze di Oristano, che prevedono sia musica moderna ma anche e soprattutto musica tradizionale sarda con il suono degli organetti e delle launeddas che coinvolge nel ballo persone di tutte le età e anche i numerosi turisti che si trovano in città per assistere alla manifestazione.
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