venerdì 18 novembre 2016

Organologia degli Strumenti sardi

a cura di Davide Chia volontario della Pro loco di Santadi

L'ORGANOLOGIA è la scienza che studia gli strumenti musicali, ne indaga la storia, ne descrive le caratteristiche acustiche e meccaniche, le tecniche costruttive e infine le prassi esecutive.

Il termine deriva dal greco ὄργανον (= utensile, strumento, strumento musicale) ed è stato usato per la prima volta da Michael Praetorius nel suo trattato “Syntagma musicum”, del 1618.

Solo alla fine dell'Ottocento Victor-Charles Mahillon (1880-1922) sviluppò, sulla base degli studi di François-Auguste Gevaert (1828-1908), una classificazione suddivisa in quattro parti, perfezionata poi da Eric Moritz von Hornbostel e Curt Sachs nel 1914.

Le quattro classi organologiche, determinate sulla base del principale materiale vibrante, sono:
1) cordofoni, 2) aerofoni, 3) membranofoni e 4) idiofoni.

Fuori dall'Europa, la trattatistica musicale si è dedicata all'organologia secoli prima, in particolare in Cina, in India e nel mondo arabo.

Probabilmente già nell'VIII secolo a.C., in Cina, sulla base del materiale ritenuto più importante, viene concepito il sistema dei bayin (八音), “otto timbri”, corrispondenti a metallo, pietra, seta, bambù, zucca, terra, pelle e legno. Tale classificazione si diffuse in tutta l'Asia orientale.

La stessa classificazione europea in quattro categorie perfezionata da Hornbostel e Sachs, sembra sia stata ispirata da un'opera in sanscrito, “Nātyaśāstra”, trattato su teatro, poesia e musica del saggio Bhārata, databile in un arco di tempo che va dal 200 a.C. al 200 d.C.

 → I CORDOFONI, sono gli strumenti musicali comunemente chiamati “a corda”.

Producono il suono attraverso le vibrazioni prodotte dalle corde di cui sono dotati.

Le corde, affinché venga prodotto il suono, devono essere tese. La vibrazione si può ottenere:

Percuotendo le corde (es. pianoforte);
Percuotendole con le dita, con plettri o attraverso meccanismi azionati da tastiere che inducono il pizzico sulla corda (come ad esempio avviene nel Clavicembalo);

Strofinandole con archetti (Violino) o ruote (Ghironda).

Gli strumenti cordofoni si suddividono in:

Cordofoni semplici, che si possono considerare completi col solo supporto che mantiene fisse e tese le corde;
Cordofoni compositi, in questi ultimi può essere presente una cassa armonica (risuonatore) che è tutt'uno con lo strumento.

A seconda della posizione reciproca tra corde e piano del risuonatore i cordofoni compositi si distinguono in:

Liuti. A parte le lire, nei liuti la struttura esterna al risuonatore è un manico (diritto o incurvato) e le corde corrono parallele al manico e al piano del risuonatore. Nei liuti a manico, come anche in altri strumenti a corde, si possono trovare la "tastiera" che consente di determinare l'altezza della nota da eseguire, il ponte che consente di tendere le corde sullo strumento e i piroli (bischeri) o le chiavette o le meccaniche (a seconda del tipo di strumento) con cui può essere regolata la tensione delle corde, allo scopo di accordare lo strumento.
Arpe nelle quali il piano delle corde le corde taglia perpendicolarmente il piano del risuonatore.
Arpe liuto (es. Kora africana), nelle quali le corde partono con andamento parallelo al piano del risuonatore, ma sono fissate al manico in modo che si dispongano perpendicolari al piano del risuonatore.

Per realizzare le corde si utilizza l'acciaio, il bronzo, il nichel, il nylon o il budello, ricavato dall'intestino di bovini o ovini, in cordofoni semplici come le arpe eoliche si usa la seta.

I primi cordofoni vennero costruiti nella preistoria: veniva tesa una corda fra le estremità di un'asta di legno flessibile (arco musicale: Cetra a bastone flessibile), formando una struttura molto simile a quella di un arco ed è molto probabile che inizialmente venissero utilizzati gli stessi archi da caccia.

Soltanto in seguito lo strumento venne dotato di un risuonatore ottenuto da materiali cavi, come noci di cocco svuotate, altra frutta dal rivestimento duro, ma anche zucche tagliate a metà o altri oggetti che si prestassero ad amplificare il suono prodotto dal pizzicamento delle corde, dalla percussione con bastoni appositi (magari muniti di sonagli) o dallo sfregamento di queste con un altro arco di dimensioni ridotte, abbozzo del moderno archetto.

Appartengono a questa famiglia gli strumenti musicali sardi denominati Serraggia, Ghitarra e Cannada.

→ Negli strumenti AEROFONI è l'aria stessa il mezzo che viene messo in vibrazione producendo suono. Quindi possiamo dire che gli aerofoni sono quegli strumenti in grado di emettere suoni per mezzo di una vibrazione d’aria, senza avvalersi di corde o membrane vibranti.

Nella classificazione di Hornbostel-Sachs, gli strumenti aerofoni sono divisi in due classi, a seconda che l'aria che vibra sia contenuta in una cavità dello strumento (aerofoni risonanti o strumenti a fiato veri e propri), oppure no (aerofoni liberi).

Si dicono aerofoni “liberi” quegli strumenti che generano direttamente un'onda sonora nell'aria circostante, senza produrre un'onda stazionaria in un volume d'aria racchiuso dallo strumento.

Questa classe comprende gli strumenti ad ancia libera come l'armonica a bocca e anche altri strumenti come la sirena e l'armonica o gli aerofoni a vortice come il cosiddetto Rombo, la rotula della zampa di suino (o il bottone) che vengono fatti roteare su sé stessi.

Il serbatoio d'aria→ Per quanto riguarda la riserva d'aria, gli aerofoni possono ricevere il flusso d'aria dai polmoni dell'esecutore o da altre fonti, attingendo ad un serbatoio d'aria.

In pratica l'aria non viene insufflata direttamente nello strumento a fiato, ma viene accumulata in serbatoi (zampogne, cornamuse) o caricata con mantici (organi a canne, fisarmoniche, organetti diatonici, eccetera).

E’ anche possibile utilizzare la bocca dell'esecutore come serbatoio d'aria (launeddas, respirazione continua con trombe, sax, clarinetti nelle performance jazz, ecc.).

Si dicono aerofoni “risonanti” quegli strumenti in cui, a differenza degli aerofoni liberi, l’aria che vibra è contenuta in una cavità dello strumento, come accade, per esempio, nel caso dei flauti, delle ance e degli ottoni.

Appartengono alla famiglia degli aerofoni gli strumenti musicali sardi denominati Launeddas, Trumbitta, Benas, Pipiolu, Flautu’e linna e de canna, Iskeliu, Organette, Fisarmonica, Sonu a bucca, Armonium, Chigula, Ossu’e pruna e ‘e sarmentu, Corru’e boe e corru marinu, Trunfa, Caligh’e murru, Moliette’e canna, Muscone e Frusciu.


 → I MEMBRANOFONI sono una classe di strumenti musicali in cui il suono è prodotto dalla vibrazione di una membrana tesa.

Essi si suddividono in due tipologie.

I tamburi e i mirlitons. Alla prima appartengono quegli strumenti in cui la membrana viene posta in vibrazione attraverso:

Percussione diretta, ad esempio con le mani o con le bacchette. L'esecutore, compiendo la percussione, è in grado di generare un singolo colpo alla volta.
Percussione indiretta. L'esecutore non controlla ogni singola emissione sonora, ma il suo gesto provoca il suono o i suoni a raffica. A questa tipologia appartiene, ad esempio, il tamburo tibetano (facendo roteare il tamburo sull'asse del manico di cui è dotato, due battenti legati sul fusto vanno a colpire alternativamente le membrane) e il tamburo sonaglio degli amerindi (i piccoli oggetti contenuti nel tamburo vanno a colpire le membrane quando il tamburo viene scosso).
Pizzico. Una cordicella mantenuta tesa viene pizzicata trasmettendo la vibrazione alla membrana, come ad esempio il gopi yantra del Bengala
A frizione. La frizione può essere generata direttamente sulle pelli come nel caso delle spazzole utilizzate sulle membrane della batteria; oppure la frizione generata su una bacchetta o su una cordicella, si trasmette alla membrana e la mette in vibrazione (ad esempio putipù o caccavella o cupa cupa, cuica).

Alla seconda categoria, detta dei mirlitons, appartengono gli strumenti in cui la membrana è posta in vibrazione mediante la vibrazione delle corde vocali dell'esecutore in modo da modificarne il timbro. Ad esempio si possono citare, oltre ai mirlitons europei, il kazoo e alcuni richiami per uccelli.

Appartengono a questa famiglia gli strumenti musicali sardi denominati Tumbarinu, Tedazzeddu e Moggiu.

→ Negli strumenti musicali chiamati IDIOFONI, il suono è prodotto dalla vibrazione del corpo stesso dello strumento, senza l'utilizzo di corde o membrane tese e senza che sia una colonna d'aria a essere fatta vibrare. In base alla classificazione gli idiofoni si suddividono nelle seguenti famiglie:

percussione diretta (l'esecutore compie il gesto di percuotere e produce un singolo colpo alla volta). Il colpo può essere effettuato con le mani o con altri oggetti, ad esempio con una o più bacchette o con le mani ; lo strumento può ricevere il colpo sbattendolo contro pareti o contro il pavimento;
o percussione diretta a concussione (due o più oggetti uguali fatti battere tra loro come nei piatti, nelle nacchere;

percussione indiretta a raschiamento (ad esempio la bacchetta che scorre lungo le scanalature del guiro cadendo dentro ad ogni scanalatura vi produce un suono che diventa a raffica;
percussione indiretta a scuotimento interna o esterna (le maracas sono un esempio di percussione indiretta interna, dovuta a piccoli oggetti contenuti nello strumento che quando viene agitato produce suono per i colpi contro le pareti e tra gli oggetti stessi);
strappo, è il caso dei tre cucchiai usati nel ballo popolare europeo, dove due oggetti (in questo caso due cucchiai accostati) battono tra loro quando ne viene fatto passare in mezzo un altro , che, "strappando", induce l'allontanamento e il brusco riavvicinamento degli altri due oggetti;
pizzico, come nel caso dello scacciapensieri;
frizione, come nel caso del bicchiere di cristallo sfregato sul bordo;
aria ad esempio quando fa battere tra loro oggetti sospesi.

Appartengono a questa famiglia gli strumenti musicali sardi denominati Campanas, Triangulu, Regulas, Affuente, Cannapida, Zucca, Furrianughe, Mumusu, Mamuthones, Campaneddas ladas, Ischiglitos, Tabeddas, Matracca a roda, Matracca, Ranas e canna de taula, Taulittas e Matracca corruda.