lunedì 14 novembre 2016

Il Martire Glorioso

a cura di Martina Buffa e Laura Manca - Pro loco di Pula 

Pula è un importante centro di oltre settemila abitanti, situato nella costa sud-occidentale del Sulcis-Iglesiente, a circa 30 km da Cagliari. Vanta di possedere diversi kilometri di spiaggia bianca e sabbiosa che richiamano, durante il periodo estivo, numerosi turisti.
Anche la zona interna del paese offre un affascinante scorcio della fauna e flora tipica del mediterraneo, che è possibile ammirare compiendo escursioni in bici o a piedi all’interno della foresta di Pixina Manna e Is Cannoneris.

Di grande interesse anche il sito archeologico della città di Nora, che attesta la presenza di comunità fenice, cartaginesi e romane nel territorio.

Poco distante dall’antica città di Nora è presente la Chiesetta in stile romanico dedicata al culto di Sant’Efisio Martire, all’interno della quale è presente la cripta dove fu imprigionato il Santo. L’edificio venne ricostruito su una preesistente aula di culto dai monaci di San Vittore di Marsiglia, nel 1089, e donata dal Giudice di Cagliari.

La Chiesa è costruita in blocchi d’arenaria locale di differenti dimensioni disposti in file regolari, molti dei quali sono di riutilizzo, come ad esempio, una stele punica nel muro sud. Nella sua parte alta la diversità della tecnica muraria, più irregolare, indica una ripresa costruttiva, dovuta a un cedimento statico avvenuto presumibilmente in corso d’opera. Lo stesso può notarsi nella parete orientale, presso l’angolo sud-est, dove la muratura è costituita da blocchi di dimensioni più piccole.

L’interno si articola in tre navate. Divise da archi sorretti da grossi pilastri a sezione quadrangolare e coperte da volta a botte, la cui imposta è sottolineata da una cornice. La navata centrale si conclude con l’abside semicircolare con arco a tutto sesto; l’area presbiteriale è interamente occupata dalla copertura di un vano sotterraneo, una cripta rettangolare appartenente al santuario primitivo dedicato al martire Efisio.

La Chiesa di Sant’Efisio è il luogo d’arrivo della processione devozionale che ai primi di Maggio onora il Santo conducendolo qui dall’omonima Chiesa cagliaritana di Stampace, dove dimora per il resto dell’anno.

La devozione del Martire aumentò soprattutto in seguito alla grande peste che si abbatté a Cagliari nel 1656. Per debellare la peste fu chiesta l’intercessione del Santo e per questo motivo il Municipio di Cagliari emise il voto di portare ogni anno, dal 1° al 4 maggio, il simulacro di Sant’Efisio in processione dalla sua Chiesa di Cagliari a quella di Nora, scegliendo il mese di Maggio quale simbolo di rigenerazione della natura e diventando così la processione più lunga del Mediterraneo.

“Ti chiedo, Signore, di difendere Cagliari dalle invasioni dei nemici; e ti prego affinché i cagliaritani abbandonino il culto degli idoli e dei demoni, e riconoscano te solo come vero Dio. Quanti tra essi saranno colpiti da malattia e verranno dove giacere il mio corpo, possano recuperare la salute. Nel pericolo del naufragio, dell’oppressione dei barbari invasori, nelle carestie e nella peste, possano, rivolgendosi alla mia intercessione, essere liberati dai loro mali.”

Formula che il soldato Efisio pronunziò prima di morire.

I “costumi musicali” a Pula sono legati essenzialmente alle manifestazioni religiose che si svolgono all’interno del paese. Nelle prossime pagine verranno descritti nel dettaglio gli strumenti musicali,le preghiere, i costumi tradizionali e i balli tipici del nostro paese.

La festa più sentita e partecipata del paese è la festa di Sant’Efisio svolta i primi di Maggio, ormai giunta alla sua 360^ edizione, che richiama a se numerosi fedeli e turisti che accorrono da tutta la Sardegna per porgere omaggio al Santo.

Durante la festa di Sant’Efisio si fondono devozione, fede, cultura e tradizioni centenarie in una processione che non ha eguali.

Tutto ha inizio il 30 Aprile con la vestizione del simulacro per opera dell’Arciconfraternita, completata con l'aggiunta di ori e gioielli offerti dai fedeli come ex-voto. Una volta terminata la vestizione il Santo viene riposto nel cocchio.

Il 1° Maggio ha inizio la festa vera e propria. Su Carradori, preposto alla guida dei buoi che trainano il cocchio, addobba gli animali con fiori e campanelli. Quindi il Terzo Guardiano a cavallo, accompagnato dalla Guardianìa, si reca al Palazzo Civico.

Qui li attende l'Alter Nos, rappresentante del sindaco della città. Insieme si recano alla chiesa di Sant'Efisio dove viene celebrata la "Messa dell'Alter Nos".

Le traccas, carri addobbati a festa trainati dai buoi, aprono il corteo, seguiti dai costumi tradizionali sardi provenienti da tutta la Sardegna, suonatori di launeddas e i cavalieri del Campidano lungo le vie del quartiere di Stampace.

La statua del Santo, sul cocchio di gala, dalla Chiesa di Sant’Efisio si dirige verso il Municipio scortata dall’Arciconfraternita.

Una Tracca
Dopo che il Santo è stato ampiamente salutato per le vie della città, prosegue il suo cammino lungo il Viale La Playa, salendo sul ponte della Scafa per giungere a Giorgino. Nella Chiesetta di Giorgino viene fatto il cambio dei vestiti, sostituendo l’abito da festa con uno più modesto, e il cambio del cocchio, anche in questo caso sostituendo il cocchio da città con quello da campagna per affrontare il percorso del pellegrinaggio.

Lasciata la cappella, il Simulacro viene portato, mediante un pianale dei carabinieri, sino alla Maddalena Spiaggia di Capoterra. Da qui ricomincia la processione, soffermandosi nella Chiesetta di Su Loi per la celebrazione della messa.

Il Santo poi riprende la via della processione sino ad arrivare a Villa d’Orri. Anche qui viene svolta una breve funzione religiosa. Ultima tappa del 1° Maggio è il paese di Sarroch, accolto da numerosi fedeli, nel quale si sofferma per la notte.

Il 2 Maggio il Santo riprende il suo pellegrinaggio, proseguendo verso Villa San Pietro, dove viene officiata la messa nella Chiesa di San Pietro Apostolo. In seguito il Santo raggiunge l’entrata di Pula a mezzogiorno, dove l'Alter Nos affida al Sindaco la responsabilità del Rito. Accompagnato dalle traccas, i cavalli e i gruppi in costume, prosegue la processione per le vie del paese sino ad arrivare alla Chiesa di San Giovanni Battista.

Qui viene celebrata la Messa. La sera riprende la processione e davanti alla Chiesetta di San Raimondo il Santo viene ripreso in consegna dall'Arciconfraternita e scortato fino a Nora, dove vi rimane una notte.

Processione in spiaggia
Durante la giornata del 3 Maggio vengono celebrate numerose messe, tra cui una con il vescovo. La sera alle 18 ha luogo la processione a mare sino ai ruderi dell’antica città di Nora, presunto luogo del suo martirio. In seguito a questo momento ricco di suggestione, il Santo riprende la via verso Pula, sempre accompagnato dai suonatori di launeddas, costumi tradizionali sardi e dai cavalli, che aprono il corteo.

Il 4 Maggio, dopo aver celebrato la prima Messa nella Chiesa di San Giovanni Battista, il Santo riprende la strada per Cagliari, ripercorrendo a ritroso le tappe attraversate, il 1° e 2 Maggio. A Giorgino vengono sostituiti nuovamente i vestiti modesti con quelli per la festa, e viene cambiato il cocchio con quello per la città.

Il Santo, in un silenzio infranto solo dalla recita dei goccius e il suono delle launeddas, rientra a Cagliari, accompagnato sempre dai numerosi fedeli, i cavalieri, e i gruppi in costume.
Termina così, con l’arrivo del Santo nella Chiesetta di Stampace e lo scioglimento del voto, la festa di Sant’Efisio.

Più intima ma sempre molto sentita dal popolo Pulese è la festa che viene svolta a Gennaio in memoria della morte del Santo. In questa occasione il simulacro di Sant’Efisio viene portato in processione da Pula a Nora la sera del 14 Gennaio, accompagnato dalla confraternita di Sant’Efisio di Pula, abiti tradizionali sardi e i cavalieri.

Il giorno dopo vengono officiate numerose Messe e la mattina avviene la suggestiva processione a mare, accompagnato dal suono delle launeddas e le preghiere dei fedeli. La notte il Santo ritorna nella Chiesa di San Giovanni Battista a Pula.

Abbiamo scritto in precedenza che i “costumi musicali” vengono riscoperti durante le feste del paese, e in particolare durante la festa di Sant’Efisio.

Simulacro di Sant'efisio
Ciò che rende speciale la festa di Sant’Efisio è proprio l’insieme di suoni che fanno da cornice alla processione, regalando ai presenti emozioni molto forti. Il suono degli strumenti musicali si fonde al paesaggio sonoro nel suo complesso, come insieme di eventi acustici e soprattutto di “sensazioni” auditive che contraddistinguono un determinato luogo/occasione.

Il paesaggio sonoro è costituito da un insieme di sonorità, sporadiche o continue, che, nella percezione e nella memoria di chi è presente, rimandano a un determinato ambiente spazio-temporale.

Alla costruzione del paesaggio sonoro della festa partecipano, in primo luogo, le campane di chiesa, che in passato scandivano la vita della comunità, riservando alla festa uno specifico repertorio di “Arrepiccus”, ossia rintocchi rapidi, ritmicamente vari e arricchiti dalla polifonia timbrico/ritmica di più strumenti.

All’arrepiccu, si aggiungono le campanelle e i bubboli pendenti dai collari e da finimenti dei cavalli che aprono il corteo, i campanacci dei buoi che trainano il cocchio con il Simulacro del Santo e le antiche traccas, i carri addobbati a festa con tappeti e fiori, adibiti al trasporto di cose o persone.
I suonatori di launeddas, svolgono un ruolo molto importante, suonando a cuncordia e concertando le “nodas” del repertorio processionale.

Il suono delle launeddas durante le feste è una costante nello scenario del Sud-Sardegna. E’ bello vedere, oggigiorno, soprattutto in occasioni delle feste religiose, giovani appassionati che accompagnano il Santo lungo le vie del paese suonando launeddas e organetti.

Nel corso degli anni la figura del suonatore delle launeddas ha subito molte trasformazioni.
Nel XX secolo il suonatore di launeddas è stato spesso affiancato o anche sostituito, durante la processione, dall’organetto, che riprende lo stesso tipo di suonate processionali e l’accompagnamento delle voci. La funzione della musica è quella di conferire solennità al rito, ma anche di delimitare lo spazio del sacro che si sposta con l’avanzare del santo.

Al termine della celebrazione, il suono delle launeddas accompagna i “Goccius”, canti devozionali in onore dei santi, di Cristo e della Madonna comprendenti un notevole numero di strofe. Con la messa si terminavano le funzioni religiose ma non l’impegno del suonatore di launeddas.

A Pula si son perse queste tradizioni, mentre in numerosi paesi dell’entroterra sardo è ancora in uso aspettare l’uscita del suonatore dalla chiesa, il quale, nel sagrato o in una piazza idonea, avrebbe suonato su ballu ‘e missa dando appuntamento ai presenti alle danze del pomeriggio-sera.

A partire dagli anni ’30-40 la figura del suonatore di launeddas ha dovuto fare i conti con una realtà sociale e culturale in rapida trasformazione. È gradualmente scomparsa la pratica del sonai a tzeracchia (suonare per i ragazzi), con l’affermarsi di nuove forme di socializzazione e con la possibilità per ragazze e ragazzi di trovare luoghi per ballare e incontrarsi alternativi alle danze domenicali in piazza. In tali occasioni potevano essere impiegati strumenti più versatili, come la fisarmonica, capaci di proporre i repertori tradizionali, ma anche i “balli” civili, ossia quelli di origine “continentale”.

Dove non si usavano le launeddas, i balli pubblici potevano essere accompagnati dal flauto a tre buchi e dal tamburino (pipiolu e tamburinu) e poi dalle benas, dai sulittus e dai pipiolos (insieme al tamburo e al triangolo) e quindi, nel secolo scorso, dall’organetto e dalla fisarmonica.

Tuttavia anche tali occasioni si sono progressivamente ridotte contestualmente allo sviluppo di forme di divertimento, per così dire, “meno partecipate” e più spettacolari: momenti in cui il “fare”, ossia il ballare, cede il passo all’ascoltare e al vedere gli altri.

Continua >>>